Uno scheletro cromato riduce in polvere un teschio umano sotto il suo piede metallico, carri armati autonomi solcano una collina di ossa umane mentre droni girano in cerchio sotto un cielo cupo, mettendo alle strette i pochi sopravvissuti della resistenza umana in un distorto e grigio olocausto post-nucleare: così viene rappresentata l’iconica scena di apertura del film d’azione di fantascienza del 1991 di James Cameron, Terminator 2: Il giorno del giudizio, il secondo film di una lunga serie che da decenni contrappone l’uomo a Skynet, l’intelligenza computerizzata che ha preso autocoscienza determinata a eliminare l’umanità dalla faccia della Terra. Questo nemico è terrificante, implacabile, costruito dalle nostre stesse mani e a nostra immagine. Questi robot sono insensibili, freddi, calcolatori, di una precisione letale: il nemico perfetto per tenerci incollati alla sedia.
La rappresentazione di Cameron di un nemico robotico onnipotente per il genere umano, determinato a sterminare e sostituire ciò che è gli è inferiore, racchiude le nostre profonde ansie riguardo all’intelligenza artificiale e alle macchine, una sorta di mito, in cui l’arroganza umana porta la tecnologia troppo oltre in un tentativo di giocare a fare Dio, e a tal modo aprendo un vaso di Pandora che non può essere chiuso. Al tempo della sua uscita, queste immagini di un’orda di robot e di un antagonista di metallo liquido in grado di cambiare forma (il T-1000, interpretato da Robert Patrick) ha colpito un nervo scoperto con la coscienza culturale pop, ottenendo riconoscimenti e superando record di vendita di biglietti a livello internazionale. E mentre l’esercito di macchine coscienti e superintelligenti di Cameron si sono giustamente ricavati un posto negli annali del cinema, la sua produzione di certo non è stata la prima, né l’ultima ad intrattenerci con sogni di robot malvagi e supercomputer intelligenti. Forse ciò che queste macchine della morte sanno davvero fare meglio è svolgere un ruolo comodo, e come tali sono relegate a interpretare sempre il “cattivo” sui nostri schermi e nelle pagine dei nostri romanzi.
Una Faccenda più Complessa di quel che Sembra
Ci si potrebbe chiedere che cosa ci troviamo di così coinvolgente in dei robot che ci mettono in pericolo di vita. Si tratta di ansie generate da qualche sorta di pregiudizio verso le nostre controparti robotiche e dotate di intelligenza artificiale? L’intelligenza artificiale gioca il ruolo del nostro nemico o stiamo ingiustamente catalogando un comodo antagonista per la buona riuscita della storia? Potrebbe essere opportuno dare uno sguardo più sfumato a questo nemico meccanico.
Fin dalla sua concezione, l’idea dell’intelligenza artificiale ci ha spaventati a livello esistenziale. Immaginare una superintelligenza simile a quella umana in macchine che rivaleggia con noi o ci sfida nella nostra capacità di pensare, ragionare e agire ci lascia nel migliore dei casi una sensazione di disagio.
Cosa Racchiude un Nome?
Nel 1920, la parola “robot” è entrata nel nostro lessico collettivo tramite l’opera teatrale del drammaturgo ceco Karel Capek, R.U.R. Nella rappresentazione di Capek, i robot progettati per lavorare e faticare al posto dell’uomo insorgono e guidano una ribellione contro i loro padroni umani, spazzando alla fine tutti gli esseri umani dalla faccia della terra. Nella rappresentazione teatrale di Capek è apparsa la parola robot, che deve la sua etimologia al termine che significa “lavoro forzato”, analogo a quello di un servo, in lingua ceca, e che ha sostituito “automa” e “androide” in diverse lingue. Tramite questi connotati di padrone e servo, di creatore e lavoratore, ribellione, estinzione e sostituzione, abbiamo ereditato questa parola.
La figura fondamentale della fantascienza con cui Isaac Asimov ha giocato su queste ansie negli anni Quaranta e Cinquanta con il romanzo “correttivo”, I, Robot, che anticipava complesse relazioni tra esseri umani, macchine e moralità. Da allora, l’immaginazione di Hollywood si è scatenata con questo cliché, fornendoci un nuovo nemico comodo che contrappone l’umanità alla minaccia di estinzione, sbancando tutti i botteghini nel frattempo. Dal calcolatore HAL 9000 di Arthur C. Clarke e Stanley Kubrick in 2001: Odissea nello Spazio, al Terminator, di Cameron, alle malvagie macchine di Matrix, sembra che non si riesca a saziare il nostro appetito di comodi antagonisti dotati di intelligenza artificiale di Hollywood.
Nobili Idee e Panico della Classe Operaia
Quanto dovremmo prendere sul serio come specie queste minacce del grande schermo? Non è difficile capire perché su tutta la linea incomba un senso di pericolo imminente quando si parla di intelligenza artificiale dal momento che i leader di pensiero e i capi dell’industria, per non parlare dei produttori di film, hanno segnalato la necessità di muoversi con cautela all’avvicinarsi del punto di non ritorno dell’intelligenza artificiale. Elon Musk, magnate del business, innovatore tecnologico, personalità di Twitter e iconoclasta in generale, ha avvertito del rischio che l’intelligenza artificiale superi l’intelligenza umana entro i prossimi cinque anni, esortando ricercatori, leader, sviluppatori e responsabili politici a prendere sul serio la minaccia rappresentata dai computer superintelligenti, alla stregua di una bomba nucleare. Altri hanno espresso prospettive meno fataliste nei confronti dell’intelligenza artificiale, come l’autore, inventore, ricercatore e futurista Ray Kurzweil, che vede la superintelligenza come il passaggio necessario verso la trascendenza evolutiva attraverso cui lui e gli altri chiamano la singolarità, una fusione di intelligenza artificiale e coscienza umana.
In qualche modo queste preoccupazioni, per quanto elevate possano essere, si sono verificate parallelamente alle ansie negli stabilimenti e nelle linee di assemblaggio, dove l’ascesa della robotica e dell’intelligenza artificiale minacciano la sicurezza dei posto di lavoro che i lavoratori sentono minacciato dai robot. Dalla catena di montaggio di Henry Ford, è cresciuta la paura, e forse non infondata, ma molto reale e pragmatica che i robot renderanno obsoleto il lavoro umano. Di fatti, sono ormai molto lontani i giorni delle catena di montaggio guidate dall’uomo.
Ritorno alla Realtà
La consulente di intelligenza artificiale Catherine Breslin, che ha lavorato su Alexa in Amazon, adotta un approccio più sobrio, “si fa strada un’idea che solleva preoccupazioni sull’intelligenza artificiale, immaginando un futuro in cui diventi abbastanza potente da opprimere l’intera umanità.” Breslin continua, “tuttavia proiettarsi in un futuro immaginario distoglie l’attenzione dall’uso della tecnologia in questo momento. L’intelligenza artificiale è riuscita a realizzare cose incredibili negli ultimi anni.” La verità è che l’intelligenza artificiale è già fra noi. È attorno a noi. Sebbene non sia qui per prendere il sopravvento, ucciderci e poi prendere il nostro lavoro. L’intelligenza artificiale è, e continuerà a essere utile all’umanità.
L’Aiuto di un Veterano
Una di queste importanti “cose sorprendenti” recentemente trattate dal New York Times è la United States Veterans Affairs (VA) che implementa l’algoritmo assistito dall’IA per identificare le persone a rischio di suicidio e autolesionismo. Fin dal 2000, il tasso di suicidi con popolazioni a rischio (come i veterani) hanno visto un aumento costante. Gli operatori sanitari fanno del loro meglio per identificare le persone a maggior rischio sulla base di una serie di fattori osservati, tra cui abuso di sostanze, tentativi di suicidio passati, esperienze di lavoro o durata del periodo di servizio. Purtroppo, questi interventi umani spesso non riescono a identificare e prevenire i tentativi di autolesionismo.
“Il fatto è che non possiamo fare affidamento su esperti medici qualificati per identificare le persone che sono veramente ad alto rischio”, afferma la dott.ssa Marianne S. Goodman, psichiatra presso il Veterans Integrated Service Network nel Bronx. “Non siamo bravi a farlo.”
È qui che l’intelligenza artificiale del VA e il sistema basato sui big data fanno la differenza. Denominato Reach Vet, l’algoritmo del VA si aggiorna di continuo, generando ogni mese un nuovo elenco di veterani ad alto rischio basato su un elenco completo di fattori. Quando una persona viene segnalata, un coordinatore effettua una chiamata per fissare un appuntamento. Un medico spiega la designazione del rischio di suicidio e lavora con il paziente per elaborare un piano per evitare il suicidio. I risultati dei primi sei mesi dalla sua introduzione si sono rivelati promettenti, con gruppi ad alto rischio che utilizzano e hanno accesso ai servizi di salvataggio per i veterani, come consulenza e trattamento, più che raddoppiati e i tassi di mortalità in calo.
Lancio di Vaccini Sicuri ed Efficaci
In un altro caso d’uso urgente, l’intelligenza artificiale ha anche svolto un ruolo fondamentale nel successo del lancio del vaccino per il COVID-19. Non sarà un’impresa da poco vaccinare adeguatamente l’intera popolazione umana in modo sicuro, efficiente, tenendo conto di tutti gli standard di sicurezza, monitorando attentamente gli effetti collaterali. Anche le catene di distribuzione del settore sanitario sono molto complesse e non ottimizzate per una consegna rapida su larga scala. Occorre inoltre prestare grande attenzione per soddisfare queste esigenze logistiche in modo che le preziose scorte di vaccini limitate non si deteriorino.
Ecco dove l’intelligenza artificiale può intervenire e consentire di salvare vite umane. “Gli esseri umani non hanno la capacità di prendere in considerazione migliaia di fattori in competizione e in evoluzione”, afferma Arijit Sengupta, fondatore e CEO di Aible. “Questo è esattamente ciò che l’intelligenza artificiale sa fare meglio, ovvero pianificare scenari complessi e testare ipotesi sufficientemente flessibili da adattarsi rapidamente alle nuove informazioni in modo che da poter prendere decisioni sulla base delle prove più evidenti disponibili.”
Nel Regno Unito, il servizio sanitario nazionale si è rivolto alla società di software Genpact per utilizzare l’intelligenza artificiale in modo da monitorare le potenziali reazioni avverse ai vaccini per il COVID-19. Gli studi clinici utilizzano piccole popolazioni campione per testare l’efficacia del vaccino. I dati generati sulle reazioni di questa piccola popolazione possono essere dati in pasto a modelli di intelligenza artificiale in grado di monitorare e prevedere gli individui che potrebbero essere suscettibili a una reazione avversa. Una volta identificati questi potenziali rischi, gli operatori sanitari possono comprendere al meglio quali gruppi di pazienti che ricevono il vaccino potrebbero necessitare di un monitoraggio più attento.
Anche le organizzazioni sanitarie negli Stati Uniti utilizzano l’apprendimento automatico per identificare le persone più a rischio all’interno di vaste popolazioni che dovrebbero avere ‘accesso prioritario ai vaccini per il COVID-19. Quelli con patologie preesistenti e altri fattori attenuanti, come l’età avanzata e l’accesso limitato all’assistenza sanitaria, possono essere particolarmente suscettibili a un’infezione fatale da COVID-19 e come tali necessitano di un accesso precoce al vaccino che potenzialmente può salvargli la vita. Fornendo i vaccini a coloro che ne hanno più bisogno in una vasta popolazione, l’intelligenza artificiale garantisce la massima efficacia del vaccino.
Indirizzare il Futuro dell’E-commerce
Da questo punto di vista, diventa sempre più chiaro che l’intelligenza artificiale non è il nostro nemico. Si tratta di uno strumento per salvare vite. Ma i vantaggi per la società in generale vanno oltre l’affrontare i problemi sanitari. L’intelligenza artificiale può svolgere un ruolo fondamentale nel rendere più sicure ed efficienti le vite dei magazzinieri e dei lavoratori delle fabbriche. Alla costante crescita dell’e-commerce, i magazzini e i depositi delle imprese diventano sempre più i cardini cruciali per il successo. La domanda ha inoltre aumentato la necessità di conducenti di carrelli elevatori efficienti, ora attori chiave nella catena di fornitura.
Secondo l’Occupational Safety & Health Administration (OSHA), i carrelli elevatori sono stati la causa di 79 morti sul lavoro e 8.140 infortuni non mortali a cui sono seguiti giorni di assenza dal lavoro nel 2019. Anche se questi numeri possono sembrare inquietanti, l’OSHA stima anche che circa il 70% degli incidenti con i carrelli elevatori negli Stati Uniti potrebbe essere prevenuto correggendo le pratiche di guida non sicure. Sempre più spesso, le aziende e i loro lavoratori si affidano all’intelligenza artificiale per portare la sicurezza a livelli precedentemente impensabili in modo da consentire la mitigazione di questi infortuni.
Il Kit di Sicurezza per Carrelli Elevatori VIA Mobile360 AI svolge un ruolo importante nella prevenzione di incidenti sul posto di lavoro e danni evitabili a beni e attrezzature di valore tramite capacità visiva avanzata e le funzioni di rilevamento intelligente. Comportamenti sul lavoro non sicuri, come il fumo, l’uso del telefono o la stanchezza al volante, possono essere rilevati dal sofisticato Sistema di monitoraggio del conducente (DMS) che utilizza l’intelligenza artificiale per identificare e avvisare i conducenti di tali comportamenti pericolosi dell’operatore.
Un’altra funzionalità offerta dal kit di sicurezza è una visione olistica dell’area circostante il carrello elevatore attraverso il Sistema di Visualizzazione dell’Ambiente Circostante (SVS) che offre una visuale completa a 360° in grado di aumentare la consapevolezza della situazione del conducente. L’SVS dispone anche di avvisi su più livelli quando oggetti e persone si avvicinano troppo al veicolo.
Grazie a un affiancamento obiettivo e visuali complete, gli operatori dei carrelli elevatori e coloro che lavorano a stretto contatto in magazzino, acquisiscono un maggiore senso di sicurezza sapendo di avere coperte le spalle, rendendo il lavoro più sicuro e promuovendo lavoro sviluppo delle competenze.
Sebbene i robot di metallo con gli occhi rossi brillanti siano dei cattivi carismatici sullo schermo, è importante rimanere con i piedi per terra quando si pensa alle applicazioni potenziali e pratiche dell’intelligenza artificiale. Sebbene i leader di pensiero possano sostenere che l’intelligenza artificiale, nel bene o nel male, è destinata a cambiare il nostro futuro in modi inimmaginabili, non dimentichiamo i modi reali in cui questa tecnologia ci sta aiutando oggi. Per il momento, l’intelligenza artificiale rimane uno stereotipo. Un nemico comodo. Questo è certamente vero. Ma fuori dal set cinematografico, salva vite umane, rende la vita più sicura e fa il più possibile per aiutare gli individui più di quanto non si pensi. Fortunatamente per noi e diversamente dagli esseri umani, l’intelligenza artificiale non agisce per il merito.
Scritto da Sean Gaffney, specialista di marketing presso VIA, scrive sull’incrocio tra tecnologia, cultura e arte.